Il palazzo da rompere
Nella piccola città di Busto Arsizio i bambini erano molto problematici, perché amavano rompere qualsiasi cosa: strappavano i vestiti, sfondavano le finestre con il pallone, frantumavano piatti e bicchieri. I loro genitori non sapevano più cosa fare e a un certo punto decisero di andare a parlare col sindaco, il quale organizzò una riunione con i consiglieri e i ragionieri della città, che dovevano calcolare i danni causati dai giovani e birbanti cittadini. Dopo aver calcolato l’incredibile somma di denaro persa a causa loro, il ragionier Gamberoni ebbe un’idea: con la metà di quel budget avrebbero potuto costruire un enorme palazzo pieno di cose, che i bambini avrebbero avuto l’opportunità di distruggere a loro piacimento. Forse dopo essersi sfogati su un edificio così grande avrebbero smesso di mandare in pezzi altri oggetti. Il sindaco e tutti i consiglieri furono d’accordo, e così i lavori presto iniziarono.
Il palazzo fu costruito in breve tempo, visto che tutti volevano che fosse pronto il prima possibile. Aveva sette piani, novantanove stanze ed era pieno di vasi di ceramica, bicchieri, specchi e lavandini. Il giorno dell’inaugurazione tutti i bambini erano presenti e il sindaco diede un martello ad ognuno. Quando fu dato il segnale, i ragazzini corsero dentro il palazzo e iniziarono a rompere armadi, sedie, tazze, tutto! Si divertirono in questo modo fino a sera. Il giorno dopo tornarono e fecero lo stesso, visto che c’erano ancora un sacco di piani, con un sacco di stanze e un sacco di oggetti da rompere! Il terzo giorno si ripeté la stessa situazione. Il quarto giorno, tuttavia, i bambini erano esausti a tal punto che non avevano nemmeno un pizzico di energia per raccogliere un martello o dare un calcio a una porta. Avevano completamente estinto il loro desiderio di rompere tutto e adesso non avevano più né la voglia né la forza di distruggere alcunché!
Il ragioniere Gamberoni dimostrò che la città non aveva solo risparmiato soldi, costruendo il palazzo, ma aveva anche reso i bambini più disciplinati. Per questo gli venne assegnata una medaglia da parte del sindaco.
Il palazzo mezzo distrutto, tuttavia, rimase lì a disposizione dei cittadini. Di tanto in tanto si potevano vedere ingegneri, dottori, insegnanti o altri professionisti andare al palazzo armati di martello e demolire con gran piacere mobili, muri o porcellane.
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Domanda: Quanti piani aveva il palazzo da rompere?
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